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Articolo principale: Libri (Morrowind)
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Per altri usi, vedi: 36 Lezioni di Vivec

Posizioni[]

  • Monastero di Holamayan
  • Tureynulal, Biblioteca di Kagrenac

Contenuto[]

Passarono molti altri anni, a Resdaynia, e gli alti sacerdoti dei Dwemer erano quasi pronti a fare guerra ai dominatori di Veloth. L'Hortator era divenuto il marito di Ayem in quest'epoca e il primo santo della via Trina. Vivec si era stancato di combattere i suoi figli e figlie, così prese una pausa dalla sua continua ricerca di trovarli.

L'Hortator disse a sua moglie: "Dov'è Vivec, il mio insegnante? L'amo ancora, sebbene diventi freddo. Le sue lamentazioni, se così posso chiamarle, hanno cambiato la pelle dell'intero paese. È difficile trovarlo da qualche parte a Veloth negli ultimi tempi. La gente diventa scura a causa di ciò".

E Ayem ebbe pietà per il suo preoccupato marito e gli disse che la spada del Trino stava combattendo dei mostri minori risvegliati dai Dwemer mentre lavoravano alle loro macchine d'assedio di ottone. Prese l'Hortator dentro di sé e gli mostrò dove si trovava il suo maestro.

ALMSIVI, o almeno l'aspetto che aveva scelto di essere Vivec, sedeva nella Sala della Litania del Tempio del Falso Pensiero dopo la sua battaglia contro gli Ogre Flauto-e-Piffero del West Gash. Cominciò a scrivere, ancora, nel suo Libro delle Ore. Prima, dovette indossare la sua Faccia d'Acqua. In quel modo poteva separare il bronzo del Vecchio Tempio dal blu del Nuovo e scrivere in felicità. Secondo, dovette prendere un'altra penna dalla Grande Luna, rendendola quindi morta. In quel modo poteva scrivere dei mortali con veridicità. Terzo, ricordò il Banchetto del Melograno, dove fu forzato a sposare Molag Bal con scritture bagnate per cementare la sua immagine con Mephala e scrivere con mani nere. Scrisse:

"L'ultima volta che sentii la sua voce, mostrando il più leggero segno di impazienza, imparai a controllare me stesso e a sottomettersi alla volontà degli altri. Dopo di questo, osai prendere il sacro fuoco e realizzai che non c'era equilibrio con gli ET'ADA. Erano bugiardi, radici perdute e il massimo che posso fare è essere un interprete nel razionale. Anche questo fallisce i bisogni della gente. Mi siedo sul seggio della pietà e giudico, lo stato di veglia, e l'aspetto di frase della spinta innata. Solo qui posso dubitare, in questo libro, scritto nell'acqua, allargato per includere il male".

Poi Vivec gettò il suo inchiostro su questo passaggio per coprirlo, (per il lettore laico) e scrisse invece:

"Trovami nella carta annerita, senza armatura, nello scenario finale. La verità è come mio marito: istruito a distruggere, pieno di procedure e rumore, martellante, pesante, pesantemente schematizzato, lezioni apprese solo con la mazza. Lascia che quelli che mi ascoltano siano schiaffeggiati, e lascia che alcuni muoiano nella cenere dello stupefacente. Lascia che quelli che lo troveranno lo trovino assassinato dall'illuminazione, preso a pugni come una casa traditrice, perché, se un'ora è dorata, allora io sono un immortale codice segreto. Sono il partecipe del Tamburo del Destino, scelto tra tutti coloro che vivono nel mondo di mezzo per indossare questa corona, che riverbera con la verità, e io sono il messia straziante".

La fine delle parole è ALMSIVI.

Curiosità[]

Apparizioni[]

36 Lezioni di Vivec
36 Lezioni di Vivec, Sermone 30 36 Lezioni di Vivec, Sermone 32


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