The Elder Scrolls Wiki
Advertisement
The Elder Scrolls Wiki
Quotebg2
"Al volgere della Quarta Era, nell'anno 3E 433, l'Imperatore Uriel Septim VII fu assassinato, e l'Amuleto dei Re distrutto. Questi avvenimenti misero in moto una catena di eventi che avrebbe abbattuto un impero e cambiato per sempre il rapporto fra l'uomo e gli dei."
―Praxis Sarcorum[src]

La Crisi dell'Oblivion, conosciuta dagli Altmer come la Grande Angoscia o il Tempo dei Cancelli di Mankar Camoran, fu un periodo di grandi disordini e feroci conflitti, che vide contrapposti l'Impero di Tamriel e i Piani dell'Oblivion. Durante la Crisi, l'Imperatore Uriel Septim VII venne assassinato, orde di Daedra invasero Tamriel, la città di Kvatch venne distrutta ed ebbero luogo le battaglie di Bruma e della Città Imperiale. La Crisi dell'Oblivion è considerata uno degli eventi più significativi della storia di Tamriel, poiché segnò sia la fine della Terza Era sia la fine della Dinastia Septim. Sebbene la maggior parte degli scontri si sia verificata nella Provincia di Cyrodiil, la guerra interessò tutto il continente.

Panoramica[]

Il conflitto venne scatenato dall'assassinio dell'Imperatore Uriel Septim VII da parte dell'Ordine della Mitica Alba, un culto devoto al Principe Daedrico Mehrunes Dagon, nel 3E 433. Dagon aspirava a conquistare tutto il Nirn e Mundus, supportato da Mankar Camoran, il leader della Mitica Alba. Questi, nei piani di Dagon, sarebbe diventato il sovrano immortale di Tamriel.

Per mantenere l'ordine, i regni di Oblivion e di Mundus sono separati da una barriera magica impenetrabile sia dai Daedra sia dai mortali. La barriera regge fintanto che un Septim siede sul trono di Cyrodiil e i Fuochi del Drago sono accesi. La morte dell'ultimo imperatore Septim e dei suoi unici tre eredi permise a Dagon, quindi, di attraversare indisturbato i Cancelli dell'Oblivion insieme alle sue Forze Daedriche di Distruzione, giungendo su Nirn pronto ad invadere Tamriel.

Il compito di combattere i Daedra e la Mitica Alba toccò all'ultimo figlio di Uriel Septim, Martin Septim, nonché al suo compagno conosciuto solo come l'Eroe di Kvatch". Insieme, recuperarono l'Amuleto dei Re, finito nelle mani della Mitica Alba, strumento necessario per riaccendere i Fuochi del Drago e ripristinare la barriera fra i due mondi.

La Crisi dell'Oblivion devastò tutte le province di Tamriel, ma il teatro principale fu Cyrodiil. Una città venne rasa al suolo, e molti altre subirono ingenti danni. Alla fine, l'Eroe riuscì a sottrarre l'Amuleto a Mankar Camoran, e Martin sconfisse Mehrunes Dagon nella Battaglia della Città Imperiale. Sigillò infine i Cancelli dell'Oblivion ponendo fine alla Crisi, e impedendo ai Daedra di riattraversare la barriera.

Sviluppo[]

La Crisi inizia, in realtà, ben prima dell'invasione di Tamriel, delle devastazioni e delle feroci orde dell'Oblivion; i prodromi, infatti, sono da attribuire alle malvagie azioni della Mitica Alba. La Mitica Alba, guidata da Mankar Camoran, era una setta di fanatici adoratori di Mehrunes Dagon, il Principe Daedrico della Distruzione. Venuto a conoscenza dell'intenzione del Daedra di impossessarsi di Tamriel, Camoran si mise all'opera per preparare il terreno all'imminente invasione. Andava abbattuta la barriera magica, quindi gli obiettivi principali diventavano l'omicidio dell'Imperatore e l'oscuramento dei Fuochi del Drago.

L'Assassinio[]

Quotebg2
"Questi sono gli ultimi giorni della Terza Era e le ore finali della mia vita"
―Uriel Septim[src]

La prima mossa della Mitica Alba fu un attacco diretto contro la famiglia reale. I tre eredi dell'imperatore, Geldall, Enman ed Ebel Septim vennero uccisi prima che venisse presa qualsiasi misura di protezione. La preoccupazione, a questo punto, fu per la vita dell'Imperatore Uriel Septim, e la sua sicurezza divenne la massima priorità. Le Blade, il corpo militare deputato alla protezione del sovrano, decise di nasconderlo.

Mitica Alba

Stendardo della Mitica Alba

Ordinarono che Uriel Septim venisse portato fuori dalla Città Imperiale prima che potesse essere compiuto qualsiasi tentativo di omicidio. Tre Blade, guidate dal Capitano Renault, accompagnarono l'Imperatore via dal palazzo, attraverso la via di fuga segreta sotto le prigioni della città. All'imboccatura del passaggio segreto, tuttavia, trovarono un ostacolo imprevisto: la cella che ospitava l'ingresso del tunnel era occupata da uno sconosciuto prigioniero. Passando, Uriel si fermò a guardarlo, e dichiarò che entrambi avrebbero avuto un importante ruolo da svolgere nei prossimi eventi. L'Imperatore chiese al prigioniero, dunque, di seguirli.

Il gruppo lasciò le prigioni e si inoltrò nei tunnel sotto la città. Purtroppo, i seguaci della Mitica Alba li raggiunsero, e li attaccarono ripetutamente. Durante il primo agguato, Renault cadde uccisa, e Glenroy, un altra Blade, si fece avanti. Glenroy li condusse oltre, lungo i tortuosi corridoi, finché, in un passaggio chiamato Sanctum, la Mitica Alba riuscì a intrappolarli.

Mentre le guardie combattevano disperatamente, Uriel si rivolse al prigioniero, si tolse l'Amuleto dei Re e glielo porse. Disse al prigioniero di cercare Jauffre, il Gran Maestro delle Blade, l'unico a conoscere la posizione del quarto ed ultimo erede. "Trovalo," disse l'Imperatore, "e chiudi le fauci dell'Oblivion!" In quel momento, un assassino sbucò da un ingresso segreto e pugnalò a morte l'Imperatore. Prima che anche il prigioniero subisse la stessa sorte, Baurus, l'ultima Blade rimasta, uccise l'assassino. Ascoltata la storia del prigioniero, lo mandò a cercare Jauffre.

Kvatch[]

Raggiunto il primo obiettivo, l'omicidio dell'Imperatore, la Mitica Alba si dedicò al secondo: aprire i Cancelli dell'Oblivion permettendo alle forze di Mehrunes Dagon di attraversare la barriera. Il luogo prescelto fu la città cyrodiilica di Kvatch.

L'assalto alla città era sia un modo per scatenare la guerra sia l'occasione per uccidere l'erede finale della Dinastia Septim. L'attacco venne lanciato di notte, con l'apertura di tre piccoli Cancelli davanti a Kvatch. Gli eserciti di Daedra invaserò la città uccidendo chiunque incontrassero, ma quei tre Cancelli non erano che l'inizio. La Mitica Alba aprì, quindi, un Grande Cancello dell'Oblivion, una massiccia porta che permise alle macchine d'assedio di Dagon di emergere. Il macchinario devastò Kvatch, incendiandola e radendo al suolo la maggior parte delle costruzioni.

Alla fine dell'assalto, pochi rimasero vivi. I sopravvissuti o riuscirono a fuggire dall'abitato, o si nascosero nella Cappella di Akatosh. Quando l'assedio terminò e di Kvatch restarono le rovine, i Daedra occuparono la città. La macchina d'assedio si ritirò nel Grande Cancello, che venne chiuso insieme a due delle porte minori. Venne lasciato un cancello aperto proprio davanti alle porte della città per impedire che i resti della guardia cittadina, guidata dal capitano Savian Matius, tentassero di riprendere Kvatch.

Kvatch

Kvatch

L'erede, tuttavia, non era morto. Martin Septim era riuscito a raggiungere la Cappella, ma i Daedra ve lo avevano chiuso dentro. A salvarlo sarebbe stato un improbabile eroe. Il prigioniero sconosciuto, che aveva raggiunto Jauffre al Priorato di Weynon, vicino alla città di Chorrol, aveva appreso che Martin faceva il sacerdote a Kvatch, e aveva deciso di raggiungerlo. Giunto nei pressi della città, apprese dell'attacco e gli venne spiegato che Martin era intrappolato insieme ad altri all'interno della Cappella. Decise di appoggiare il Capitano Matius nel tentativo di spezzare l'assedio, distruggendo il Cancello dell'Oblivion che ancora bloccava l'ingresso alla città.

Il prigioniero entrò nel Cancello in cerca di un modo per chiuderlo, portando il combattimento dentro lo stesso Oblivion. Dovette affrontare una grande resistenza, ma alla fine riuscì a recuperare la Pietra del Sigillo del Cancello, l'artefatto che ancorava il portale al piano mortale. La rimozione della Pietra portò alla distruzione del Cancello, e il prigioniero proseguì insieme a Matius e alle sue truppe per salvare i cittadini intrappolati nella Cappella e per riconquistare il Castello di Kvatch. Questa vittoria coincise con la prima sconfitta dell'esercito dei Daedra, e il prigioniero riuscì a trovare Martin. Dopo una breve discussione, Martin accettò di seguire il prigioniero al Priorato di Weynon per incontrare Jauffre.

Appresa la nuova situazione, Mankar Camoran indicò la morte di Martin come la massima priorità della Mitica Alba. Ordinò un assalto al Priorato, durante il quale l'Amuleto dei Re, affidato a Jauffre, venne rubato. Il Priorato venne salvato dalla distruzione totale grazie all'arrivo di Martin e del prigioniero. Dopo aver appreso del salvataggio di Martin, Jauffre li condusse al Tempio del Signore delle Nubi, la fortezza quartier generale delle Blade. A questo punto, la Mitica Alba iniziò ad aprire Cancelli dell'Oblivion in tutta Tamriel. La Crisi dell'Oblivion era iniziata.

A caccia della Mitica Alba[]

Quotebg2
"Pagheranno per l'omicidio dell'Imperatore. Ora che sappiamo chi sono, è solo questione di tempo."
―Baurus[src]

Mentre Martin si stabiliva nel Tempio del Signore delle Nubi, il prigioniero, divenuto noto come l'Eroe di Kvatch, si recò alla Città Imperiale. Lì affiancò Baurus nella ricerca degli assassini dell'Imperatore, che la Blade aveva già identificato nei cultisti della Mitica Alba. The Hero è riuscito a procurarsi tre delle quattro copie dei Commentari sul Mysterium Xarxes, un compendio sulla Mitica Alba scritto da Mankar Camoran. Il quarto volume fu recuperato quando Baurus e l'Eroe sconfissero il figlio e luogotenente di Mankar, Raven Camoran, in una schermaglia nelle fogne della capitale. Grazie ai quattro volumi, l'Eroe riuscì a determinare l'esatta posizione della base della Mitica Alba e del Santuario di Mehrunes Dagon.

L'Eroe si infiltrò nel santuario segreto della Mitica Alba in tempo per vedere Mankar Camoran lasciare il mondo mortale per recarsi nel suo personale reame di Oblivion, il Paradiso, portando con sé l'Amuleto dei Re. Lasciò però dietro di sé il Mysterium Xarxes, il libro sacro della Mitica Alba scritto dallo stesso Mehrunes Dagon. L'Eroe prese il libro e uscì dal santuario facendosi strada attraverso i feroci cultisti, fra cui la figlia di Mankar e seconda in comando, Ruma Camoran. Con lo Xarxes in mano, l'Eroe tornò al Tempio del Signore delle Nubi. Martin iniziò immediatamente a studiare il libro per scoprire come entrare nel Paradiso e recuperare l'Amuleto.

Nel frattempo, la setta incrementò la propria attività, aprendo dozzine di Cancelli a Cyrodiil e nelle altre Province e altri ancora di fronte a ognuna delle principali città di Tamriel. Era cominciata l'invasione vera e propria, e per l'Impero era giunto il momento di reagire.

Altri fronti[]

Il teatro principale della guerra fu sicuramente Cyrodiil, ma anche il resto di Tamriel venne attaccate, seppure in misura minore. Non si conoscono precisamente gli effetti della Crisi nelle altre province, ma si dà per assodato che Morrowind e Skyrim siano state colpite molto duramente. I rapporti di Skyrim indicano che un'enorme orda di Daedra travolse i Nord.

Cancello Oblivion

Un Cancello dell'Oblivion

Anche Morrowind era in pericolo, ma più a causa di lotte intestine che per l'invasione di Daedra. Le grandi casate Hlaalu e Dres distrussero gli Indoril quando questi si opposero all'abolizione della tratta degli schiavi. Nel frattempo, i Redoran erano sotto assedio da parte dei Nord. Ironicamente, furono i Telvanni a dover combattere i Daedra; riuscirono a chiudere i Cancelli solo dopo molte difficoltà. Le cose furono ulteriormente complicate dalla scomparsa delle due figure più potenti di Morrowind: Lord Vivec, l'ultimo Dio vivente del Tribunale, scomparve misteriosamente, e il Nerevarine, l'eroe di Morrowind, partì per Akavir. Alla fine, con la Caduta di Ald'ruhn, fu la Casata Redoran a subire il colpo più grave della Crisi.

Diversa sorte toccò alla Provincia di Black Marsh. Per combattere gli eserciti di Dagon, gli Argoniani si coalizzarono sotto una fazione politica chiamata An-Xileel. Difesero con coraggio la loro terra, riuscendo addirittura a portare la battaglia nell'Oblivion; la ferocia con cui combatterono costrinse i Daedra a fuggire, chiudendo dietro di sé molti Cancelli. Black Marsh rimase sicura sino al termine della guerra, e l'An-Xileel guadagnò molta popolarità.

All'epoca della Crisi, nelle Isole Summerset era in atto un boicottaggio delle divinità imperiali, e il culto dei Daedra era divenuto prominente. Quando il Principe della Distruzione iniziò a distruggere le isole, la Torre di Cristallo diventò l'ultimo baluardo degli elfi, l'ultima speranza degli Altmer; sotto di essa si erano rifugiati, infatti, moltissimi profughi scappati dalle proprie case. L'edificio resistette per qualche tempo, ma un attacco particolarmente feroce dei Daedra lo fece infine crollare, decretando la morte degli elfi che vi si nascondevano.

Le Missioni Rituali[]

Su ordine di Jauffre, l'Eroe riuscì a intercettare due spie della Mitica Alba che stavano operando fuori Bruma. Le informazioni ottenute da queste spie rivelarono che la setta era a conoscenza della presenza di Martin al Tempio del Signore delle Nubi, e avevano progettato di attaccare Bruma al fine di ucciderlo. Poco tempo dopo, un Cancello dell'Oblivion si spalancò dinanzi a Bruma, venendo però richiuso dall'Eroe e dalla guardia cittadina, comandata dal Capitano Burd. Prevedendo un attacco ancora più massiccio da parte della Mitica Alba, Jauffre incaricò l'Eroe di chiedere rinforzi alle altre città di Cyrodiil.

Martin, nel frattempo, aveva capito come inseguire Mankar Camoran nell'Oblivion. Per creare un portale per il Paradiso servivano quattro elementi: il Sangue di un Signore Daedrico, il Sangue di un Divino, una Grande Pietra di Welkynd e una Grande Pietra del Sigillo. L'Eroe partì alla ricerca degli ingredienti necessari: ricevette un artefatto daedrico da uno dei Principi dell'Oblivion, e ripulì il Santuario di Sancre Tor, un luogo di pellegrinaggio delle Blade caduto in rovina sotto l'assedio delle forze del male. Dopo che ebbe recuperato la Grande Pietra di Welkynd dalle rovine Ayleid di Miscarcand, Martin gli rivelò che la Grande Pietra del Sigillo poteva essere ottenuta solo da un Grande Cancello dell'Oblivion. Bisognava quindi permettere alla Mitica Alba di attaccare Bruma.

La Battaglia di Bruma[]

L'Eroe di Kvatch si recò in ogni città cyrodiilica per raccogliere le forze, e fece schierare le truppe per chiudere i Cancelli che minacciavano la città. Quando ritennero Bruma sufficientemente difesa, Martin, l'Eroe e l'esercito di Cyrodiil marciarono contro le Forze Daedriche.

Si trattava della Seconda Battaglia di Bruma, e fu il più grande scontro con i Daedra dall'inizio della guerra. I soldati riuscirono a contenere le ondate di Daedra abbastanza a lungo da permettere all'Eroe di Kvatch di entrare nel Grande Cancello quando venne aperto. Passato sul piano dell'Oblivion, l'Eroe si aprì la strada fino alla Torre del Sigillo, impossessandosi quindi della Grande Pietra. Il Grande Cancello venne chiuso quando la mostruosa macchina d'assedio di Dagon aveva già raggiunto Tamriel, ma venne distrutta e i Daedra vennero sconfitti. Fu una grande vittoria per l'Impero, e ora Martin aveva tutti gli elementi necessari al suo piano. Aprì il portale per il Paradiso di Camoran e l'Eroe vi si addentrò, alla ricerca dell'Amuleto dei Re.

La Morte di Mankar Camoran[]

Nel Paradiso, l'Eroe avanzò nell'ambientazione utopica del regno di Camoran. Era costantemente perseguitato dalla voce di Mankar Camoran, che sosteneva come l'invasione di Dagon fosse giustificata: Tamriel era in realtà un altro piano dell'Oblivion, e Dagon stava tentando di liberarlo.

Nella Grotta Proibita, l'Eroe ricevette l'aiuto di Eldamil, un ex luogotenente pentito di Camoran che aveva deciso di riscattare le sue malvagie azioni passate. Insieme, i due fuggirono dalla Grotta Proibita e affrontarono Mankar Camoran.

La lotta fu difficile, in parte a causa di Ruma e Raven Camoran, resuscitati grazie al potere del Paradiso. Quando infine Mankar Camoran cadde ucciso, il Paradiso rapidamente si sbriciolò, e l'Eroe venne riportato al Tempio del Signore delle Nubi con l'Amuleto dei Re. Morto Camoran e sconfitta la Mitica Alba, le attenzioni di Martin e dell'Eroe di Kvatch si volsero alla Città Imperiale, dove i Fuochi del Drago attendevano.

La Sconfitta di Mehrunes Dagon[]

Arrivati nella Città Imperiale, Martin e l'Eroe comparvero davanti al Gran Cancelliere Ocato, che agiva come reggente in assenza dell'Imperatore. Non appena il cancelliere accettò la rivendicazione di Martin sul Trono del Drago, un messaggero riferì che la Città Imperiale era sotto attacco. Si erano aperti Cancelli dell'Oblivion tra Oblivion Gates era apparso all'interno delle mura. La capitale stava bruciando.

Mehrunes Dagon

Mehrunes Dagon

Mentre infuriavano i combattimenti, Martin, l'Eroe e Ocato si diressero verso il Tempio dell'Unico, sede dei Fuochi del Drago. Lì assistettero alla comparsa di Mehrunes Dagon nella sua vera forma, emerso egli stesso dall'Oblivion per prendere parte a quell'ultima, disperata battaglia. All'inizio sembrava che ogni speranza fosse perduta: il fatto che il Principe Daedrico fosse apparso nel suo aspetto reale significava che le barriere fra i due mondi erano state completamente cancellate. Martin ebbe però un'illuminazione, e chiese all'Eroe di aiutarlo a oltrepassare Dagon. Quando vi riuscì, Martin disse addio all'Eroe e corse verso i Fuochi del Drago.

In quel momento, la cupola del Tempio crollò, e Dagon poté entrare. Ma Martin distrusse l'Amuleto dei Re e, in una grande esplosione di fiamme, i Fuochi del Drago lo trasformarono in un enorme drago infuocato: era l'Avatar di Akatosh. Nel Tempio dell'Unico, il Dragone e il Principe Daedrico combatterono, Aedra contro Daedra, finché il drago non riuscì a ricacciare Dagon nell'Oblivion. In quel momento, ogni Cancello si chiuse, e le barriere magiche contro gli invasori daedrici vennero ripristinate. Il drago si tramutò in pietra, e la Crisi dell'Oblivion terminò.

Conseguenze[]

La battaglia finale lasciò l'Impero senza un sovrano: Martin non aveva eredi, e il trono era vuoto. Ma non c'era più il disperato bisogno di un Imperatore, giacché i Cancelli dell'Oblivion erano stati sigillati per sempre e i Daedra non avrebbero mai più potuto insidiare Tamriel. L'Eroe di Kvatch, per i servizi resi durante la Crisi, venne proclamato Campione di Cyrodiil.

L'Impero Septim, ora privo della sua dinastia semi-divina, attraversò un periodo di difficoltà. Le ferite politiche e culturali causate dalla guerra con il tempo peggiorarono, invece di guarire. In particolare, la secessione di Black Marsh e la conseguente caduta di Morrowind lasciarono l'oriente in una situazione incerta. Tamriel fu attraversata da disordini che non si vedevano dalla caduta dei potentati e del Secondo Impero. L'Impero conobbe una nuova prosperità sotto la guida illuminata del nuovo Imperatore Titus Mede, che ristabilì l'ordine riconquistando la maggior parte dei territori perduti.

Tattiche[]

La tattica principale utilizzata da Daedra e seguaci della Mitica Alba fu l'apertura di numerosi Cancelli dell'Oblivion e gli attacchi diretti alle città di Tamriel. Nelle terre selvagge, i Cancelli vennero aperti per permettere alle creature dell'Oblivion di minacciare le campagne. Mehrunes Dagon e la Mitica Alba focalizzarono la propria attenzione sulle principali città, anche con l'ausilio dell'enorme macchina d'assedio del Daedra, come negli assalti a Kvatch e Bruma. Oltre a ciò, le forze di Dagon concentrarono i propri sforzi sull'eliminare Martin decretando la fine della linea di sangue dei Septim. Se avessero avuto successo, la Crisi sarebbe stata senza dubbio molto più distruttiva.

Dall'altra parte, l'Impero, non sapendo esattamente come sconfiggere i Daedra, fece il meglio che poté per contenere gli attacchi. Sebbene i Cancelli dell'Oblivion fossero stati chiusi, non sembrava esserci modo per porre fine alla Crisi. I sovrani delle città comandarono alle guardie di rimanere sulle mura in caso di attacco e, verso la metà della guerra, l'intera Legione Imperiale era impegnata nelle Province. Fino all'apparizione pubblica di Martin Septim una vittoria sembrava decisamente impossibile.

Battaglie e Scontri[]

Sebbene poco si sappia delle battaglie nelle altre Province, a Cyrodiil vi furono numerosi scontri tra l'Impero, i Daedra ed i cultisti della Mitica Alba. Questo è un elenco (i principali in grassetto):

Cyrodiil[]

  • Battaglia di Kvatch
  • Imboscata a Ione
  • Schermaglia al Priorato di Weynon
  • Missione nella Città Imperiale
  • Incursione nel Santuario di Dagon
  • Prima Battaglia di Bruma
  • Prima Battaglia del Cancello dell'Oblivion di Ione
  • Seconda Battaglia del Cancello dell'Oblivion di Ione
  • Battaglia di Cheydinhal
  • Battaglia di Forte Sutch
  • Seconda Battaglia di Bruma
  • Duello in Paradiso
  • Battaglia della Città Imperiale

Morrowind[]

  • Caduta di Ald'ruhn
  • Assedio di Ghostgate

Black Marsh[]

  • Resistenza degli An-Xileel

Isole Summerset[]

  • Dopo aver invaso gran parte dell'arcipelago, i Daedra distrussero la Torre di Cristallo, seppellendo vivi i difensori e i profughi asserragliati all'interno.

Curiosità[]

  • La Crisi è la Missione principale di The Elder Scrolls IV: Oblivion, durante la quale al giocatore viene chiesto di recuperare l'Amuleto dei Re e di aiutare Martin Septim.
  • La Crisi dell'Oblivion è la seconda vera guerra di cui si è testimoni in un capitolo di The Elder Scrolls, una guerra con battaglie e tattiche realistiche.
  • La guerra viene combattuta principalmente nei pressi delle maggiori città. Nelle campagne i Daedra appaiono, ma attaccano solo se vengono avvicinati.
  • Non si conosce molto degli effetti della guerra nelle altre Province. I dialoghi degli NPC e i resoconti presenti nel libro An Elder Scrolls Novel: The Infernal City, ambientato quarant'anni dopo la guerra, e in The Elder Scrolls V: Skyrim, ambientato due secoli dopo, forniscono le informazioni pervenuteci. La serie di libri Minaccia incombente getta luce sugli eventi occorsi sulle Isole Summerset.
  • Secondo Storia di Roccia del Corvo, Vol. I, Solstheim è una delle poche parti di Tamriel in cui non si spalancarono Cancelli dell'Oblivion.

Apparizioni[]

Advertisement